Psicosusina turboaccelerata

Il progetto, in breve

Lo spettacolo è il frutto degli esperimenti del Laboratorio Creativo Permanente e dell’organizzazione compositiva di Daniele Del Monaco.
Un concerto elettroacustico per trio e proiezione video la cui partitura prevede l’aggiunta di ospiti di natura differente tra cui altri videoartisti o solisti.

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La trama

La specie dei Cervelloidi è impegnata nell’esplorazione di altri pianeti grazie alla Telemano che, viaggiando a bordo di una Psicosusina, cattura immagini dai diversi mondi esplorati e le ritrasmette alla presenza del Re.
È attraverso il punto di vista ingenuo e “puro” della Telemano che osserviamo dei mondi differenti in una sorta di Odissea intergalattica densa d’ironia e di riferimenti al nostro mondo. I diversi mondi visitati dalla Telemano sono infatti metafore dissacranti di alcuni aspetti caratteristici del pensiero e dell’agire umano, come l’eccesso di astrattezza (in un mondo fatto di forme geometriche pure e bidimensionali, ispirato alla Flatland di Edwin Abbott Abbott), la spirale della depressione (in un mondo di frutti di mare dove una scena non può far altro che ripetersi e duplicarsi all’infinito occupando tutto lo spazio vitale della realtà presente) o i fenomeni di alienazione ed omologazione (siamo qui sulla terra, più precisamente nel mondo di ProgettoGuernica).

Il linguaggio

L’esperienza del laboratorio ha costruito nel tempo un immaginario di intuizioni visive, strutture narrative e prassi musicali che sono diventate parte integrante della personalità del gruppo.
Nello spettacolo viene raccontata una storia attraverso musica ed immagini proiettate. L’esperienza della videoarte, dell’animazione cinematografica e lo sviluppo di nuove tecnologie si intrecciano con una ricerca musicale che coinvolge composizione, improvvisazione e musica elettronica. L’elaborazione in tempo reale del video e l’utilizzo di dispositivi elettronici e sensori appositamente realizzati dal gruppo per l’interazione tra audio e video, rendono possibile agli stessi musicisti il montaggio estemporaneo delle immagini. Ad ogni modo, non mancano gli elementi di spettacolarità un concerto più tradizionale.

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Durante la narrazione si alternano tempi più cinematografici ad altri più musicali.

A fasi dal carattere più narrativo in cui la sintassi cinematografica ci accompagna con chiarezza attraverso lo svolgersi degli eventi, seguono passi in cui le immagini si sviluppano seguendo il tempo più elastico ma al contempo più intimo della musica.

In questi momenti è come se il tempo cinematografico si fermasse per lasciar spazio a ciò che avviene, estemporaneamente, sul palco.

Nella realizzazione della parte grafica si integrano diversi approcci: il video è stato realizzato con l’utilizzo di una tecnica mista che affianca processi di animazione più tradizionali a prassi tipiche della videoarte.

Molti dei suoni prodotti dagli strumenti elettronici (controllati dai pad del percussionista, dalle tastiere, telecomandi wii e altri controller) sono il frutto di una ricerca che sta a metà strada tra la composizione e la liuteria. Questa ricerca ha prodotto nel tempo una consistente banca dati di frammenti preregistrati (da frasi musicali intere a suoni isolati) e progettati contrappuntisticamente per essere utilizzati in combinazioni differenti. I musicisti hanno così la possibiltà di formulare dal vivo, anche improvvisando, delle soluzioni contrappuntistiche già sperimentate e coerenti col discorso compositivo.

Nella scala cromatica a disposizione dei musicisti le videoproiezioni si integrano col loro gesto attraverso l’elaborazione elettronica in tempo reale.

La musica

Il fitto intreccio tra scrittura e improvvisazione, il largo impiego delle tecnologie, le sonorità allucinate, i lirismi inattesi, le danze febbrili e gli improvvisi glaciali sono tra le caratteristiche che ricalcano la personalità del gruppo.

Psicosusina TurboAccelerata è un concerto elettroacustico per tre strumentisti, video e live-electronics, la cui partitura prevede l’aggiunta di ospiti di natura differente (interpreti, improvvisatori, performer, ecc..).

L’organico di partenza: un trio elettroacustico che, oltre a comprendere una notevole gamma di flauti (basso, alto, soprano e flauti etnici), una piccola orchestra di percussioni (controller digitali, marimba, vibrafono, glockenspiel, cymbalon, una miriade di oggetti, tamburi, membrane, piatti, etc.), alcune tastiere elettroniche, piano elettrico, si fonde con l’utilizzo del live-electronics da parte di tutti i componenti del trio.

Molti dei suoni prodotti dagli strumenti elettronici sono il frutto di una ricerca che sta a metà strada tra la composizione e la liuteria.

I musicisti sembrano danzare in un mare di strumenti. Le sonorità vanno dallo scarno contrappunto a tre voci fino a grandi sonorità orchestrali. Può capitare di tutto perché tutto è un gioco.
La parola ‘contaminazione’ è inadeguata. Qui i generi non si fondono affatto. Piuttosto, il loro accostamento stride oppure, in altri casi, è semplicemente ridicolo.
Il senso del discorso musicale si trova altrove ed è il distacco partecipato dei musicisti ad evidenziarlo: il quadro è quello di un girone infernale, oppure del giardino dei balocchi.
Riaffiora a tratti un sotterraneo filo rosso, fatto di elementi scarni, di suoni elementari e di melodie sommesse. S’intravede, poi scompare. È l’esile voce del flauto, il sottile rintocco del cymbalon, alcune note del piano elettrico.
Parlare è inutile.